L’opposizione alla cassa integrazione

Gli anni Ottanta furono segnati da una strisciante crisi economica che comportò una riduzione dei consumi di tabacco e quindi una riduzione del lavoro. A ottobre del 1983 la direzione cominciò a far trapelare notizia di un centinaio di esuberi, per cui si ipotizzava la cassa integrazione. Secondo i lavoratori la riduzione del lavoro non era però solo imputabile alla crisi economica in atto ma anche al mancato rinnovamento del prodotto. Il consiglio di fabbrica decise di avviare interlocuzioni con i partiti per cercare una soluzione alla crisi ed evitare così la cassa integrazione. L’anno successivo, a settembre 1984, De Benedetti annunciò che la Sasib sarebbe diventata una holding industriale facente capo a due aziende del gruppo Cir: la Cortan e la Sogefi. Dall’altro lato le rappresentanze dei lavoratori continuarono ad essere preoccupate per il calo degli occupati e della qualità dei prodotti. A gennaio del 1985 la Sasib contava 1221 lavoratori (700 operai e 500 impiegati), circa 200 in meno rispetto al 1981 in cui erano 1429; la politica aziendale era quella di dare una buonuscita senza alcun rimpiazzo. Nello stesso mese venne votata in assemblea la piattaforma sindacale, i cui punti principali erano: la ricezione preventiva di informazioni sui progetti e sugli investimenti; la definizione di un programma di formazione professionale; l’attenzione alle condizioni di salute e ambientali; la ripresa delle assunzioni garantendo una quota ai giovani e ai lavoratori in mobilità. Dopo 25 ore di sciopero l’accordo venne siglato il 23 maggio 1985. L’anno successivo l’azienda vide crescere il fatturato del 13,6% e gli ordini del 10%; nonostante questo a febbraio del 1987 venne annunciata la cassa integrazione per 30 operai del montaggio macchine nel settore tabacco per 13 settimane. Il motivo ufficiale, sostenuto dall’azienda, era lo slittamento di alcune commesse. La decisione fu presa unilateralmente dall’azienda che non ascoltò le proposte alternative formulate dal consiglio di fabbrica. A marzo cominciarono gli scioperi degli straordinari per chiedere il reintegro dei cassintegrati, senza successo. Nello stesso anno, a maggio, la Sasib acquisì due nuove aziende; immediatamente dopo decise di collocare nuovamente in cassa integrazione 25 operai, sempre del montaggio, per due mesi; la causa questa volta era imputata al calo della domanda di tabacco. I sindacati proclamarono immediatamente lo sciopero degli straordinari e di tutte le collaborazioni non previste dal contratto. La stessa sorte toccò a 80 dipendenti nel 1989.